Anche se non si chiamano più capricci, la sostanza non cambia poi molto.
Sono momenti duri tanto per il genitore che il figlio. Sono stressanti, sono frustranti, ti esauriscono completamente le forze.
Non starò a raccontarvi il perché e il per come si scatenano, lo avrete già letto mille volte: succede intorno ai due anni perché il cervello infantile è immaturo, la parte razionale deputata al controllo delle emozioni non è sviluppata e, perdendo il controllo delle emozioni, si sbrocca…
La teoria i genitori la sanno, quello che volete sapere è come agire.
Per prima cosa vi parlo di prevenzione:
1) Molte di queste crisi si producono quando il bambino è in condizioni di stress fisico o psichico. Un po’ di sonnolenza, di fame (ipoglicemia) o una giornata intensa all’asilo possono essere fattori favorenti gli episodi.
Una buona igiene del sonno, una nutrizione sana e una routine adeguata all’età del bimbo riducono a picco il numero di episodi.
Se riconoscete un pattern tipico (un orario… una situazione…) in cui vostro figlio ha una crisi, ragionate su cosa la provoca e prevenite.
2) Ricordate che i bambini amano la routine e un ambiente “sotto controllo“, perciò non apprezzano l’effetto sorpresa.
“Ciao amore, dammi un bacino che mamma deve uscire”, può scatenare una crisi perché il bimbo, di colpo, scopre che mamma esce.
È meglio una spiegazione un po’ prima, per preparare il terreno “Amore, ascolta, tra 10 minuti dovrò uscire a fare la spesa, ma tornerò fra un’ora e poi pranzeremo insieme e staremo insieme”. Ecco, il vostro bimbo sa che il genitore mancherà per un po’, ma è tutto sotto controllo, perché sa anche che tornerà da lui.
Oppure, “Amore di papà, tra un’ora usciamo a fare la spesa, ti va? Così stiamo insieme!”, anche in questo caso il bimbo ha tutto il tempo di prepararsi all’idea che dovrà abbandonare le sue attività, ma ci guadagna la presenza del genitore.
L’anticipazione crea sicurezza, anche se il bambino non ha una cognizione esatta del tempo che scorre.
Quando uscite, ditegli sempre a che ora tornerete, oppure usate un dato certo “a ora di cena/quando farà buio”.
3) Se sapete che un certo evento tende a scatenare crisi perché il bimbo si intestardisce su un “no” affidategli una scelta.
Il potere della scelta, tipico di questa età, è fortissimo.
Un esempio pratico: i sandaletti estivi sono belli e vostra figlia vuole metterli a dicembre, ma voi, prima ancora che ne nasca un dramma tirate fuori le due paia di stivaletti (quelli dorati e quelli rosa) e permettetele di scegliere tra i due. Non lasciate una scelta infinita, i bambini hanno bisogno di una scelta limitata, la sicurezza è data proprio dal fatto che i confini sono chiari e precisi e dettati dal genitore.
Ben venga una scelta tra due paia di magliette, due paia di pantaloni, ma non aprite l’armadio lasciando la totale scelta: questo crea insicurezza e caos.
Purtroppo non sempre potete prevenire le crisi emotive dei vostri piccoli. Alcune avvengono senza che possiate fare nulla: il bimbo perde il controllo e basta, è fatta. Siamo nel pieno di una crisi con pianto, urla, movimenti sconnessi, oggetti lanciati.
E’ qui che il genitore deve fare il genitore. Se vostro figlio perde il controllo, voi non perdetelo!
Molte crisi, infatti, sono amplificate dal comportamento del genitore:
andare in ansia, mostrare un comportamento mutevole, contraddirsi passando da un atteggiamento duro, a uno compassionevole, poi nuovamente duro… state pur certi che il vostro figlio non si calmerà.
In quel momento tirate un respiro e siate i primi a non perdere il controllo.
Vi ricordate come vi sentivate voi?
Io me lo ricordo perfettamente: provavo un immenso senso di ingiustizia (perché ero fermamente convinta di ciò che volevo! Anche se si trattava di mettere i sandali a dicembre), sentivo impotenza perché volevo sfogarmi ma venivo bloccata, rabbia perché non venivo ascoltata e frustrazione. Tanta frustrazione. Volevo gridare, ma non mi usciva la voce, mi mancava l’aria e alla fine singhiozzavo…
Ecco, loro si sentono così. Ognuno a modo suo naturalmente. Mettetevi nei loro panni.
Di cosa NON hanno bisogno? Di essere sgridati, sminuiti, spaventati, derisi. Questo non fa altro che peggiorare a amplificare i sentimenti negativi che dominano la crisi e in cui il vostro bimbo si è perso come in una tormenta.
Di cosa hanno bisogno? Di ritrovare la strada nella tormenta, di essere ascoltati.
Ditegli che ci siete, siate il loro faro: “Hey, ci sono per te, se hai bisogno io sono qui”.
Devono essere bloccati solo se arrecano danno a sé stessi, persone o cose: possono sfogarsi fisicamente, se ne hanno bisogno, magari pestando i piedi o gridando. Ma vanno contenuti se esagerano, con un gesto o un tono deciso, sicuro, ma mai aggressivo.
Nel momento della crisi è perfettamente inutile dare spiegazioni al bimbo: il suo cervello non ascolta, ma… SENTE tutto.
Il punto cruciale è calmare: aprite le braccia, accogliete e dite “Va tutto bene”. Il vostro bimbo SENTE perfettamente il modo in cui lo fate, ma soprattutto lui capisce COME VI SENTITE voi: sa se siete calmi o arrabbiati, lo percepisce. All’inizio potrebbe respingervi e scacciarvi dall’abbraccio, ma prima o poi verrà a cercarvi perché è esattamente quello di cui ha bisogno.
Ecco, quando succede la crisi sta finendo.
Ora singhiozza, ma ha ripreso il controllo, è stanco e triste. È arrivato il momento di verbalizzare “Ti senti triste? Ti senti arrabbiato? Ti sento stanco”, aiutateli a esprimere ciò che sentono, sarà utile per la prossima volta.
E poi, quando tutto è finito potete dare spiegazioni. È un grande momento educativo, non perdetene l’occasione! Ma a crisi conclusa!
Il “capriccio” è un evento normale nello sviluppo del bambino, mi preoccuperei non ne facesse.
È stancante, ma è una grande occasione per mostrarvi come modelli: in un momento difficile siete presenti, sapete ascoltare, non deridete, non giudicate, siete fermi sulle vostre posizioni e le difendete (autorevolezza), ma senza usare la forza anche se siete più forti e, soprattutto, siete accoglienti. E il loro cervello prende appunti.
Ricordate che tutto ciò che seminate in questi primissimi anni, lo raccoglierete in futuro: adolescenza compresa.
E non no nemmeno nominato l’opzione di “Uno schiaffone fa bene ogni tanto”. Siete un esempio che imiteranno, giusto? Ecco, con questo vi ho già dato la risposta a tutti coloro che vi dicono che hanno ricevuto schiaffoni e sono cresciuti benissimo lo stesso.